Mostra Karin Gillian

data: 02/07 - 21/08
località: Cecina
tipologia evento: Eventi culturali
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Descrizione
KARIN GILLIAM

Un sogno lungo 50 anni

“La pittura mi era necessaria come il pane. Mi sembrava come una finestra da cui avrei potuto fuggire, evadere in un altro mondo”.

Marc Chagall



Mulino Rotone è una meravigliosa realtà architettonica ubicata nelle valli di Castagneto Carducci in provincia di Livorno, e inserito in mezzo al verde più totale; è un antico edificio in pietra del XVI secolo e uno dei più antichi di tutta la zona. Un tempo apparteneva ai Conti della Gherardesca, mentre oggi è il luogo in cui si racconta una bellissima fiaba, luogo in cui vive e lavora l’artista tedesca Karin Gilliam.

Karin von Jutrzenka Trzebiatowski-Gilliam, in Germania conosciuta come Karin Wiesmann per via del nome del suo primo marito, dipinge dal 1967. La sua lunga carriera artistica, l’ha portata a esporre in più di cento mostre e a vincere premi internazionali importanti. È stato però nel 1985, quando insieme al suo secondo marito, lo scultore americano Franklin Gilliam, che la sua storia ha voltato pagina; insieme si sono innamorati di una magnifica località nei boschi di Castagneto, un rudere di un mulino che hanno poi deciso di restaurare e di farne luogo di vita e dove far prendere forma alla loro creatività. Presso la suggestiva struttura, oggi casa di Karin, è possibile godere del fascino strutturale dell’antico mulino, in uno spaccato naturalistico in cui si viene abbracciati dalla natura e dall’arte in una duplice stretta. È proprio su questa duplice stretta che l’artista ha continuato a dipingere su tutta una mole di innumerevoli fiabe trasposte su tela, in autentiche vedute fantastiche che hanno rappresentato – e che continuano a rappresentare - il corpus del suo percorso artistico. All’interno delle sue pennellate, che riportano in maniera indiretta al periodo del tardo-naïf, l’artista sprigiona una forza dal colore purista davvero sorprendente, ponendoci come visitatori e osservatori di una prospettiva inusuale; le vedute dei suoi mondi fantastici raccontano squarci di un sogno in cui natura e fantastico si fondono con stile in una danza leggera di rara unicità. La natura si risveglia in tutto il suo splendore in colori spessi e avvolgenti, inscenando visioni spesso intrecciate per figurativo, che spiazzano inizialmente l’osservatore come nei mondi fantastici e sottosopra di Chagall; la dimensione osservativa rende libera l’introspezione del sogno e dello spaccato fantastico dei dipinti che mano a mano avvolgono per candore e dolcezza interpretativa. L’opera di Karin Gilliam è un viaggio di tappe e di sogni, una fabula onirica di racconti e di visioni floreali-faunistiche che si sviluppano tuttora in rappresentazioni pittoriche anche di grandi dimensioni, che Karin continua a realizzare nel suo studio. All’interno delle scene descritte nelle tele coesistono, in avvolgenti giungle, figure antropomorfe e metamorfiche che i sogni le raccontano, ove si mischiano esseri umani e animali in uno statico e fiero modo di compenetrarsi e compensarsi, e magicamente di comprendersi; il sogno diviene un tracciato al di sopra di ogni terreno giudizio, o al di sopra di ogni definibile impurezza di pensiero. Le scene che si alternano nelle sue opere contengono prede e predatori, fusi in contesti naturali ove umani, animali e figure fantastiche convivono, nel completo rispetto gli uni degli altri. Ne consegue una enorme riflessione sociologica e culturale, un suggerimento forse, un’indicazione, una traccia da seguire; nel suo sogno silvano lungo più di cinquant’anni la purezza assoluta del sentimento di Karin è al di sopra di tutto e di qualsiasi forma di interferenza. L’approccio che richiama ad un soffice naïf, colpisce da subito; le forme sono semplici e arrivano subito a fondo per delicatezza d’immagine, in rappresentazioni mai spezzate ma abbandonate liberamente ad audaci peripezie emotive, proprio per il messaggio stesso che l’artista imprime in ogni opera. È un artista ricercata e raffinata Karin Gilliam; nelle sue tele ti porge la mano per mostrarci quel suo lungo sogno che le accompagna la vita. Un sogno bellissimo nel quale mi sono immerso abbandonandomi alla fantasia e al concetto di tempo illimitato, senza argini, in scenari dove non calchi terra ma dove ascolti spostandoti in una serie di lapsus stagionali, e avvolto tra alberi colmi di verde e fioriture che fanno da scenario alla plasticità della figura animale e a quella dell’intreccio vegetale. Karin Gilliam rappresenta ancora oggi tele oniriche dove il vento spira in – e da - diverse direzioni; luoghi in cui donne col volto di farfalla si specchiano nei loro volti originali, ricercando se stesse, luoghi ove fate alate dal cielo sorvegliano i percorsi degli esseri viventi come a proteggerne l’essenza, il tutto profondamente avvolto in scenari fantastici che narrano nella trama l’incipit di ogni fiaba del sorprendente sogno di Karin. Percorrere con lo sguardo le pitture dai colori puri e intensi della Gilliam, è ascoltare al buio il racconto di una voce che vive nei boschi o il silenzio di un vento invernale che sfila lungo i pendii innevati dei paesaggi di campagna; un’inquadratura scenica ‘senza cornice’, di una pittrice che invece è sempre rimasta incantata dalle cornici stesse, dagli spazi, dall’osservare l’osservabile, e che riporta in perfetta sinergia contenutistica ai racconti anacronistici del pittore autodidatta Henri Rousseau, in luoghi cioè visionari ove si affacciano figure compartecipanti e in cui la sua fantasia compositiva, lo portò lentamente al superamento della rigidità del tempo e dello spazio. Luogo etereo e affascinante quello di Karin, nel quale si riallinea tutto il suo lungo sogno fiabesco, costituito da quella purezza bambina che rimane sia voce sia anima, e che osserva incredula il buio del mondo che la circonda, in un crescendo di consapevolezza. Nelle opere divengono protagoniste figura e natura, con quest’ultima rappresentata sia nel suo verde e massimo spannung evolutivo, sia in un freddo e misterioso periodo invernale. Un bosco e un’elegante giovane ragazza sdraiata su un sofà insieme ai suoi gatti, un giardino con persone che passeggiano insieme ad animali domestici senza distinzione, una giungla con animali liberi di vivere senza gli invasivi interventi antropici che ne minano l’esistenza, donne-farfalla che volano in freddi paesaggi invernali e portatrici di messaggi e di bellezza; ma anche uomini in vesti tradizionali e interni architettonici con pavimenti geometrizzati a scacchi, luogo in cui una sposa seduta su un trono si lascia alle spalle cicli solari e lunari (Die verlassene Braut, La sposa abbandonata) in un’opera carica di simbologia; sono queste le figure che vivono nel sogno di Karin. Figure che trovano conforto nel loro universo interiore, magari rappresentato e interpretato da un albero sempreverde in cui delle scale infinite, faticose ma pure, ne rappresentano l’anima calda e accogliente, contrapposizione visiva dal forte accento che ne oppone il focus alla neve gelida dei freddi inverni che invece circonda la scena. Qui, all’interno di queste diatribe fantastiche, la tela dell’artista diviene un raro unicum naturalista-onirico, privo di accademici percorsi che ne intralcerebbero il libero sviluppo, e che formulano l’alchemica pozione della sua grande fiaba; è un viaggio personale da intraprendere col proprio io, come accade ad esempio in Ich bin dann mal weg, La Sposa Fantasma, opera del 2019 che racchiude in sè proprio tutta questa incredibile visione. Nel corpus dei lavori dell’artista ci sono architetture antiche che impalcano lo scenario in paesaggi freddi all’interno dei quali volano uomini che cavalcano grandi rapaci, donne che attendono di suonare il loro pianoforte alato e piccole principesse che leggono favole agli animali del bosco che attenti ne seguono l’incantevole narrazione, in un invertirsi di intenti tutto da scoprire. Tutto è racchiuso in una grande fabula, luogo sospeso nel tempo e nello spazio in cui l’artista Karin Gilliam è al centro, silenziosa e attenta, educata e rispettosa, bambina e adulta; il corpo della sua lunga fabula è inteso a livello scenico - ma anche a livello artistico-narrativo - nella sua radice più antica, divenendo cioè un percorso descrittivo in cui si intravedono forme e personaggi di fantasia coesistere nello stesso insieme. Una delle più avvincenti caratteristiche delle opere di Karin Gilliam, riguarda il coesistere di favole e fiabe all’interno di ogni percorso narrativo, in quanto nei suoi dipinti si incontrano personaggi realistici e personaggi fantastici, che tracciano cioè allo stesso tempo una trama surrealista dove raccogliere sia i numerosi messaggi morali - grazie ai loro narratori protagonisti -, sia quel passepartout necessario per farsi trasportare in un viaggio davvero straordinario nel suo genere, pittorico e non.

Testo di: Alessandro Schiavetti

Curatore della mostra

Presso il Centro Espositivo Comunale, da sabato 2 luglio a domenica 21 agosto, dal martedì alla domenica, dalle ore 18:00 alle ore 22:00.

Lunedì chiuso - Ingresso Libero.